Il coraggio dell’imperfezione
Giornate di sole, passeggiate con le amiche, lavoro, un matrimonio da organizzare, il desiderio di un figlio e all’improvviso il buio. Prima il sospetto, poi la certezza che il tumore si è intromesso nella tua vita. La voce si rompe all’improvviso, pianti, disperazione, sgomento, paura, ansia. Ma anche fiducia, cura, gioia, calore, affetto, gratitudine, amore.
Se c’è un filo rosso in queste otto storie di pazienti, affette da tumore al seno, è proprio quello delle emozioni e dei sentimenti. Prima la paura, il terrore, di fronte a questo gigante nero e minaccioso che è il tumore e poi, a poco a poco, nelle pazienti, nasce una forza, una determinazione che fa loro affrontare con coraggio la malattia, che fa credere loro nella vita, nonostante tutto e per tutto, per i loro sogni e progetti, per i loro amori, per i loro figli. Si sente il coraggio di piangere, di parlare, di raccontare, di non nascondersi.
Il coraggio dell’imperfezione che è coraggio di vivere e non di lasciarsi vivere, di assaporare ogni giorno l’autenticità di un sorriso dato o ricevuto. Non accontentarsi di rapporti mediocri o falsi, di subire piccoli sgarbi senza protestare, ma imparare a rispettarsi, a distinguere chi ci ama da chi non ci ama, imparare a riconoscersi e ad amarsi con la malattia e superata la malattia, perché anche dopo è necessario farci i conti.
La sua ombra resta scavata nel corpo e nell’anima ed è come un doppiofondo, una cassa di risonanza che fa risuonare più forti le emozioni. Tra le tante vivide immagini di queste storie, ce n’è una che mi ha toccato particolarmente ed è quella della bambina di una paziente che vede la mamma provarsi per la prima volta la sua parrucca e sorridendo le dice: «Mamma con questo nuovo look sarai sempre bella, più bella».
In questi racconti c’è un invito a non cadere nella paura e nella disperazione, a non farsene sopraffare, a parlarne, a non sentirsi soli, a saper ricevere aiuto, a sapere che tutto si può affrontare, anche quello che prima sembrava impossibile.
Le protagoniste, grazie alla malattia hanno rafforzato gli affetti, hanno stabilito una scala di valori più forte e radicata. Fondamentale in questo percorso è stato il sostegno dei medici, degli infermieri e della psicologa del reparto che hanno sempre sostenuto e informato le pazienti. In questo caso del primario Teresa Gamucci, della psicologa Roberta Ciocci e di tutta l’equipe del reparto di oncologia. La dottoressa Gamucci dirige la Divisione di Oncologia Medica dell’Ospedale di Frosinone che comprende il Reparto di Oncologia di Sora e i Day Hospital di Frosinone, Anagni e Cassino.
Siamo molto felici come Fondazione Federico Calabresi di dare voce a uno sconforto che diventa gratitudine, a un’ansia che diventa consapevolezza, a un dolore che diventa speranza alla fine di un percorso complesso, faticoso e provante come quello della malattia tumorale. Ci auguriamo che questi racconti che, generosamente aprono pagine così personali, così intime di vita, possano essere una testimonianza per molte persone che potrebbero sentire gli stessi sconforti ed essere risollevate dall’urgenza e dall’intensità di un’umanità che rompe confini, censure, inutili barriere del corpo e della mente. E dall’estrema dignità di donne che hanno fatto di una bruciante imperfezione una fonte di coraggio e di amore.
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Alice Calabresi