Obesità, Restrizione Alimentare e B.E.D.
Il Binge Eating Disorder (BED), insieme alla BN è il disturbo della condotta alimentare che più frequentemente si può incontrare nell’obesità. (Marcus et al, 1986). Numerosi soggetti affetti da DAI sono sovrappeso od obesi ed esiste una forte associazione tra DAI e obesità (nella BN i pazienti sono generalmente normopeso). L’esatta prevalenza di questo disturbo tra i soggetti obesi non è del tutto nota: varia dal 23% al 46% (De Zwaan et al., 1992; Lowe e Caputo, 1991), è pari al 28,6% (Loro e Orleans, 1981), al 23% (Gormally et al., 1982), dal 20% al 30% (Spitzer et al., 1992; 1993). Studi più recenti, hanno evidenziato nei soggetti che richiedono un trattamento per l’obesità, una prevalenza più bassa del Disturbo di alimentazione incontrollata: 12,1% (Ramacciotti et al., 2000), 7,5% (Ricca et al., 2000).
I soggetti con BED presentano gradi variabili di obesità, mediamente sono più obesi e hanno una storia di fluttuazioni di peso più marcate rispetto ai soggetti non BED. I più hanno una lunga storia di tentativi ripetuti di stare a dieta, si sentono disperati per la difficoltà nel controllare l’assunzione di cibo e presentano elevata familiarità per obesità (Spitzer et al., 1992 e 1993).
La prevalenza del disturbo da alimentazione incontrollata aumenta con l’aumentare del BMI: BMI tra 25 e 28 il disturbo è presente nel 10% dei casi; BMI tra 28 e 31 nel 15% e tra 31 e 42 nel 40% (Telch et al., 1988). Rimane ancora aperta la questione se l’obesità sia una causa del BED, o questo sia antecedente ad essa. Una ricerca condotta da Wilson (1993), ha mostrato come i 2/3 del campione osservato riportasse episodi di “Binge eating” prima dell’incremento ponderale. L’obesità può comunque costituire un importante fattore di rischio per lo sviluppo del disturbo da alimentazione incontrollata (Fairburn et al, 1998).
La maggior parte degli studi sul BED ne ha evidenziato la presenza in soggetti che presentano una storia clinica caratterizzata da un elevato numero di diete, trovando che i due elementi hanno una significativa correlazione. Se confrontati con soggetti obesi senza questo disturbo, quelli con DAI mangiano di più a pasto e fuori pasto e presentano livelli inferiori di restrizione alimentare anche a livello psicometrico (Ardovini et al., 1999; Dalle Grave, 1996; Marcus et al, 1992; Wilson e Smith, 1989). Nei soggetti con BED possono alternarsi periodi di dieta e lunghi periodi in cui le abbuffate non sono associate ad alcun tipo di restrizione alimentare. Le fasi di dieta potrebbero rappresentare un tentativo di recuperare il controllo sull’alimentazione e sul peso corporeo, controllo completamente perduto durante i periodi caratterizzati dalla presenza di abbuffate. (Marcus, 1995). Il controllo orale infine a motivo della sua maggiore rigidità, è vissuto in maniera più conflittuale negli obesi-BED che di conseguenza hanno più paura di ingrassare rispetto agli obesi non – BED. A questo proposito sembra interessante evidenziare due specifici comportamenti che possono essere presenti nel soggetto con comportamento alimentare Binge Eating: la restrizione e la disinibizione alimentare. La restrizione alimentare indica la tendenza del soggetto a ridurre consapevolmente l’apporto calorico al fine di limitare e controllare un incremento poderale indesiderato. Ciò predispone a fenomeni di disinibizione alimentare (assunzione più o meno compulsiva di una ingente quantità di alimenti). Infatti il soggetto sottoposto a restrizione alimentare per un lungo periodo di tempo se esposto a particolari stimoli alimentari risponde con una assunzione di cibo maggiore di un soggetto non restrittore. Tale fenomeno è dato dalla perdita di controllo sulla propria alimentazione (disinibizione) ed è innescato dalla consapevolezza del soggetto stesso di aver superato la quantità di cibo precedentemente pensata e reputata “giusta”.
Inoltre, mentre nella BN, la restrizione alimentare precede quasi sempre la comparsa di abbuffate, nel DAI invece, sembra che più della metà dei soggetti abbia delle abbuffate prima di iniziare a restringere l’alimentazione (Wilson et al, 1993).
Altri studi rilevano che nei pazienti con DAI, in contrasto con le precedenti speculazioni, la restrizione calorica e la perdita di peso corporeo non sembrano esacerbare le abbuffate (Agras et al, 1994; La Porte, 1992; Marcus et al, 1995; Wadden et al, 1992; Dalla Grave, 1996 e 1997), anzi, si è visto che con i programmi dimagranti questi soggetti riducono le abbuffate e migliorano il tono dell’umore (Gladis et al., 1998; Marcus et al., 1995). Infine il recupero del peso corporeo nei pazienti con DAI non sembra associarsi a un peggioramento del tono dell’umore o del comportamento bulimico (Marcus et al, 1995).
Il DAI potrebbe così essere concettualizzato come una “sindrome del discontrollo” generale nei confronti dell’alimentazione con associata una psicopatologia specifica dei disturbi dell’alimentazione in individui che sono vulnerabili all’obesità e/o alla depressione (Marcus, 1997). Quindi nei pazienti con DAI, la dieta potrebbe rappresentare un tentativo di recuperare un certo grado di controllo sull’alimentazione e sul peso corporeo riducendo il numero di abbuffate. Nella BN, invece le abbuffate, sembrano essere la diretta conseguenza della dieta ferrea a sua volta secondaria alla preoccupazione eccessiva per il peso e le forme corporee, psicopatologia specifica e centrale di questo disturbo (Garner e Dalla Grave, 1999).
Secondo Williamson, White et al. (2004) stimoli ambigui, informazioni riguardo al corpo o all’alimentazione attiverebbero dei bias cognitivi (attenzionali, mnestici etc) relativi allo schema corporeo che portano a valutazioni negative sul proprio peso e corpo (sovrastima del corpo e del peso) e conducono ad emozioni negative intollerabili. Lo schema corporeo (alterato) delle pazienti con disturbi alimentari è vissuto in modo così pervasivo da essere percepito come una realtà elicitando comportamenti atti a far fronte a questi stati affettivi intollerabili. Il Binge eating è visto come una possibile conseguenza di questo incremento dell’emozionalità. Stice (2001) suggerisce che il binge eating è determinato dal “doppio canale” ovvero dalla restrizione dietetica e dalla regolazione negativa delle emozioni.