Introduzione
Un trauma è sempre un catalizzatore di cambiamento e adattamento. La maggior parte delle persone esposte ad un trauma presenta una reazione adeguata alla drammaticità dell’evento che ha vissuto e, con il tempo, si riprende. E’ stato anche evidenziato che per alcune persone gli eventi traumatici e le perdite stimolano un processo di guarigione, nel senso che l’esperienza traumatica può portare l’individuo a riordinare una precedente esistenza disorganizzata ridefinendo valori ed obiettivi. Per esempio, alcuni sopravvissuti a catastrofi ambientali hanno riferito conseguenze positive quali aver imparato a fronteggiare efficacemente situazioni critiche e sentirsi migliorati dopo aver affrontato quella sfida. Dall’altra parte, invece, alcune persone in seguito ad un evento traumatico sviluppano un disturbo psichiatrico post-traumatico (Fullerton e Ursano 2001). Per riuscire a mantenere il controllo in situazioni che cambiano drasticamente, infatti, è necessaria una ristrutturazione rapida dei propri punti di riferimento, ristrutturazione che non sempre si verifica facilmente. Sono ancora poco chiari il momento in cui le reazioni acute a stress assumono rilevanza clinica e i meccanismi che facilitano l’insorgenza del disturbo, visto che non tutti gli individui che subiscono un trauma sviluppano poi il DPTS. È, dunque, necessario focalizzarsi sulle differenze individuali che costituiscono possibili fattori di rischio o fattori protettivi (Ardino 2006).
L’esperienza di un evento stressante o traumatico è tipicamente associata soprattutto ai seguenti disturbi:
§ Disturbo Post-Traumatico da Stress
§ Disturbo Acuto da Stress
§ Disturbi dell’Adattamento
§ Disturbo Psicotico Breve con Rilevante Fattore di Stress
Relativamente al Disturbo Acuto da Stress (DAS), esso può svilupparsi negli individui che esperiscono gravi eventi traumatici (così come indicato più avanti per il DPTS) e i criteri diagnostici del DSM IV includono la presenza di almeno tre sintomi dissociativi, uno o più sintomi intrusivi, marcato evitamento degli stimoli che evocano ricordi del trauma e iper-arousal. Questi sintomi si associano a sofferenza clinicamente significativa o menomazione del funzionamento lavorativo e/o sociale e durano da due giorni ad un mese. In genere i sintomi appaiono entro le prime 24 ore dopo il trauma, sebbene essi possano svilupparsi in qualsiasi momento durante il mese successivo all’evento. La presenza dei sintomi di stress acuto è un forte predittore del DPTS fino a due anni dopo l’esperienza traumatica. Quando il DAS è stato introdotto nella nosologia del DSM nel 1994, alcuni studiosi hanno considerato la diagnosi controversa; tuttavia, la ricerca successiva ha confermato la sua validità (Connor e Butterfield 2003). Inoltre, l’introduzione nel DSM IV di questa categoria diagnostica enfatizza l’importanza di differenziare le risposte acute agli eventi traumatici da quelle a lungo termine.
Sembra esistere anche un’altra forma di disturbo da stress traumatico, il DPTS complesso o complicato, che riguarda gli effetti a lungo termine di abusi prolungati e ripetuti che hanno inizio in un’età precoce. Si tratta dei casi più gravi, in cui si può sviluppare un complesso quadro clinico con sintomi sovrapposti di DPTS e di disturbo borderline di personalità. Questa condizione è descritta dalle seguenti caratteristiche: sintomi di disregolazione affettiva, dissociazione, somatizzazione, alterazioni nelle relazioni interpersonali e percezioni alterate di sé e degli altri (Connor e Butterfield 2003; Adshead 2000). Tuttavia non è una categoria diagnostica riconosciuta e non è incluso nel DSM.
Questi e gli altri disturbi sopra indicati riscontrabili in seguito all’esperienza di eventi traumatici sottolineano l’importanza della diagnosi differenziale di queste diverse forme di psicopatologia per la necessità di pianificare e realizzare interventi appropriati alle specifiche condizioni psicopatologiche (Fullerton e Ursano 2001; Andrews et al. 2003). Pochi studi hanno infatti valutato l’andamento cronologico delle reazioni psicologiche e psichiatriche al trauma; tuttavia, le risposte acute e quelle a lungo termine sembrano differire abbastanza dal punto di vista clinico e potrebbe rivelarsi molto importante distinguere le due forme (Fullerton e Ursano 2001).