Aspetti cognitivi e comportamentali della disfluenza verbale
Il balbuziente presenta una serie di parole «critiche» sulle quali tende a incepparsi e che spesso evita, giungendo a sostituire parole o intere frasi.
Frequentemente si osservano dei tic o movimenti associati dei muscoli mimici, che provocano un ulteriore disagio nel soggetto. Questi movimenti all’inizio sono usati volontariamente per superare l’ostacolo determinato dallo spasmo tonico o clonico del linguaggio, ma poi finiscono per diventare ripetuti, obbligati, involontari fino alla crisi parossistica. Questi tic sono appresi secondo il paradigma del condizionamento operante Antecedente (parola critica) Comportamento (Tic) Conseguente (riduzione della tensione). La riduzione della tensione mantiene tutto il processo e rende il tic automatico e involontario.
È importante sottolineare come il paziente affetto da balbuzie abbia sviluppato in misura maggiore o minore, a seconda del caso, una «logofobia», ossia una vera e propria fobia per il parlare che condiziona tutta la sua vita e le relazioni con gli altri. Perciò, in fase di assessment è importante valutare anche il variare dell’intensità della logofobia a seconda delle situazioni in cui il paziente si trova e che è assente quando parla da solo.
Bisogna sempre tenere in considerazione che nel balbuziente la preoccupazione del disturbo domina il controllo del sistema del linguaggio proprio quando occorre parlare. Il sentimento dell’attesa ansiosa del blocco verbale lo agita e lo disorganizza. Ogni volta che avverte la possibilità del blocco, il balbuziente cerca inutilmente di dominarlo (con evitamenti, uso di sinonimi, pause «strategiche», ecc.) giungendo alla fine con un sentimento di forte frustrazione.