Epidemiologia dell’anoressia nervosa
L’anoressia nervosa sembra essere la patologia più rara tra tutte quelle che rientrano nella categoria dei disturbi dell’alimentazione (Bruch, 1977; Ruggieri & Fabrizio, 1994; Faccio, 1999), infatti il DSM- IV T-R (2001) riporta un tasso di prevalenza compreso tra lo 0.5% e l’1%.
Gli studi epidemiologici condotti fino ad oggi sull’anoressia nervosa attribuiscono all’età e al sesso i principali fattori predisponenti la patologia (Palmer, 1988).
Alcune ricerche empiriche hanno messo in evidenza che il fenomeno si manifesta con alcune oscillazioni periodiche probabilmente in relazione al fluttuare dei canoni estetici femminili. Infatti i tassi più acuti di incidenza della patologia, sono stati riscontrati negli anno Venti e Trenta, Sessanta e Settanta, in periodi cioè, in cui veniva “apprezzata” un’immagine di donna sottile (Faccio, 1999).
La grande maggioranza dei casi riguarda principalmente soggetti di sesso femminile in età adolescenziale (Palmer, 1988; Montecchi, 1996; Santoni Rugiu et al., 2000) soprattutto in età compresa tra i 12 e i 18 anni, anche se attualmente a questo fenomeno si accompagna una precocità dell’evento a tal punto da far considerare un’ulteriore fascia di età di insorgenza corrispondente a pochi mesi prima e a pochi mesi dopo la comparsa del menarca, in un periodo compreso tra gli 8 e i 10 anni (Montecchi, 1996).
Diversi studi sull’argomento hanno riscontrato, inoltre, una diffusa prevalenza del fenomeno tra i soggetti appartenenti a classi sociali medio-alte e provenienti da paesi industrializzati (Montecchi, 1996; Santoni Rugiu et al., 2000) e sembra che la scuola secondaria, il college o il campus risultino gli habitat ideali per la comparsa del disturbo (Gordon, 19991; Faccio, 1999). Una recente ricerca a tal riguardo (Maskell, 2009) individua che ad oggi molti individui che soffrono di disturbi del comportamento alimentare provengono da un variegato background socioeconomico e presentano molti sintomi atipici rispetto al passato.
Nel 1976 Crisp et al. Realizzarono in Inghilterra un’indagine con gruppi di ragazze in età scolare dove rilevarono una maggiore predisposizione al disturbo in studentesse appartenenti a scuole private (1 caso su 100) rispetto a studentesse di scuole pubbliche (1 caso su 550). Questi risultati indussero Crisp et al. A concludere che il disturbo si manifestasse soprattutto nelle classi medio-alte (Crisp, 1976; Faccio, 1999).
In una ricerca del 2001 McClelland e Crisp, indagarono la prevalenza dell’anoressia nervosa nelle classi sociali più elevate con lo scopo di verificare anche se i pazienti provenienti da classi sociali diverse presentavano differenze cliniche. Nello studio sono state incluse le donne con una diagnosi di anoressia nervosa sulla base dei criteri dell’ ICD-10 e DSM-IV in un centro specializzato, in un arco di tempo che va dal 1960 al 1993. La classe sociale venne stabilita sulla base della classificazione del Great Britain Office of Population Census and Survey sull’occupazione del padre. Il campione era formato da 692 donne con anoressia nervosa. I risultati della ricerca hanno evidenziato che non c’erano differenze nella proporzione con cui le diverse classi sociali presentavano i fattori clinici presi in considerazione quali: peso corporeo, durata del disturbo, abbuffate e i conseguenti comportamenti di eliminazione come il vomito e l’uso di diuretici e lassativi. Inoltre lo studio indagando un campione molto ampio di soggetti ha potuto confermare che l’anoressia nervosa continua a colpire prevalentemente le classi sociali più elevate. Un altro fattore emerso è che la gravità del disturbo anoressico non è determinata dalla classe sociale di appartenenza ma da altri fattori individuali e familiari.