L’anoressia nervosa nel maschio
Sebbene l’anoressia nervosa sia una malattia con un’alta prevalenza femminile, in casi sporadici si presenta anche nel sesso maschile (Bruch, 1977; Palmer, 1988).
La letteratura al riguardo è ancora molto contraddittoria e ambigua a causa della rarità del fenomeno (Bruch, 1977) anche se come afferma Palmer (1988), l’anoressia maschile potrebbe essere molto più frequente di quello che sembra in quanto molti probabili casi non vengono presi in considerazione inizialmente dal medico che la ritiene una malattia prettamente femminile. Molto spesso nella diagnosi si fa affidamento anche alla sospensione delle mestruazioni, e questo criterio potrebbe rappresentare un ulteriore ostacolo ad una precoce individuazione del disturbo nella sfera maschile.
Come per le femmine, anche per i maschi l’età di insorgenza sarebbe quella pubero-adolescenziale (Faccio, 1999), anche se alcune ricerche individuano un’età di insorgenza mediamente inferiore rispetto a quella femminile (Palmer, 1988; Mazzetti di Pietralata & Salvemini, 1998).
Alcuni autori hanno segnalato che una storia familiare di anoressia nervosa è particolarmente comune nei casi maschili e ciò spiega la difficoltà nel trattamento di questi pazienti che molto spesso tendono ad abbandonarlo prima della conclusione ed a cronicizzarsi (Palmer, 1988).
Le famiglie del maschio anoressico, si mostrano stabili e ben organizzate, con un adulto dominante che, come nell’anoressia femminile, è rappresentato dalla madre, la quale impone i propri bisogni e desideri senza preoccuparsi di quelli del figlio/a (Bruch, 1977).
Secondo la Bruch (1977) vi è una stretta somiglianza nei quadri psicodinamici fra maschi e femmine nell’anoressia mentale primaria, con la sola differenza che in tutti i casi dove nei maschi la malattia si è manifestata in età puberale, lo sviluppo sessuale non avveniva prima della guarigione. La Bruch (1977) afferma che la patologia si presenta con maggior frequenza nel sesso femminile perché sembra sia più probabile che l’attaccamento “schiavesco” alla madre si sviluppi prevalentemente nelle figlie, e anche gli sforzi per risolvere i problemi psicologici attraverso la manipolazione del proprio corpo sono considerato prevalentemente femminili.
Selvini Palazzoli et al. (1998), affermano che la prevalenza della patologia alimentare nelle femmine tende ad essere legata ad un modo diverso di reagire al cambiamento biologico dell’età puberale e alle modificazioni corporee che ne susseguono, che si presentano con maggiore evidenza nelle femmine rispetto ai maschi. Inoltre un altro fattore precipitante il fenomeno è associato alla cultura di appartenenza che tende a spingere maggiormente le donne a preoccuparsi del proprio corpo come un’immagine da esibire, mentre nei ragazzi viene data più importanza alla dimensione dei muscoli, della forza e del coraggio come segnali della propria “virilità”. La letteratura a riguardo riferisce che gli adolescenti di sesso maschile che sviluppano una sintomatologia anoressica o bulimica tendono ad avere un disturbo dell’identità di genere. Molto spesso, infatti, i genitori di questi ragazzi manifestavano un desiderio frustrato di avere una figlia femmina, e sembra che questo loro desiderio abbia influenzato le loro modalità di allevamento ed educazione del futuro paziente.