Competenza assertiva
Fin dagli anni Sessanta, all’interno della psicologia clinica, ha acquistato una crescente popolarità il concetto di ABILITA’ ASSERTIVA e con essa il proliferare di studi diretti a perfezionale le tecniche applicative (assertive training).
Il termine “assertività” deriva:
– dall’inglese “assertiveness”
– dal latino “asserere” (affermare)
– in italiano “affermativo”, che potremmo anche intendere “riuscito”
Fermandosi al termine linguistico l’assertività si riferisce all’affermare cioè al “dire”, all’esprimere le proprie opinioni e i propri vissuti emotivi (sentimenti, emozioni) ed allo stesso tempo riuscire a risolvere in modo positivo le situazione e i problemi.
Sanavio descrive l’assertività come la capacità di far valere i propri diritti rispettando quelli degli altri, attraverso una comunicazione chiara, diretta e al tempo stesso, coerente e completa sul piano verbale e non.
Con lievi differenze tra i diversi studiosi, si ritiene che gli elementi costituitivi dell’assertività siano:
· difesa dei diritti (implica anche la capacità di rifiutare richieste irragionevoli),
· assertività sociale (come la capacità di iniziare, continuare e portare a termine le interazioni sociali, possibilmente con facilità e a proprio agio),
· espressione dei sentimenti (implica la capacità di comunicare i propri sentimenti “positivi” – assertività positiva – e “negativi” – assertività negativa – alle altre persone),
· assertività di iniziativa (riguarda l’abilità nel risolvere problemi e soddisfare bisogni personali come il chiedere favori, avanzare richieste),
· indipendenza (esprime la capacità di resistere attivamente a pressioni e influenze individuali o di gruppo nella direzione del conformismo, dando voce alle proprie credenze e opinioni.
Per comodità espositiva si parla di un continuum che va dal comportamento passivo al comportamento aggressivo e nell’area intermedia si situerebbe il comportamento assertivo.
Rinuncia all’espressione di pensieri ed emozioni
Sottomissione al volere dell’altro |
Espressione dei propri pensieri ed emozioni nel rispetto dell’interlocutore
Rispetto per l’individualità dell’altro: disponibilità a vedere il suo punto di vista e a raggiungere un accordo |
Espressione dei propri pensieri ed emozioni tenendo in considerazione solo il proprio punto di vista
Lotta di potere: attacco diretto o indiretto nei confronti dell’interlocutore |
PASSIVO |
ASSERTIVO |
AGGRESSIVO |
Figura 1. Continuum comportamentale.
In realtà il comportamento assertivo non si trova tra quello passivo ed aggressivo, non possiamo pensare che vi sia una risposta assertiva definitiva quasi si trattasse di un dogma predefinito. Si deve infatti considerare la situazione in cui viene espressa, pertanto le componenti emozionali, cognitive ed espressive dovranno essere calibrate a seconda della situazione, delle aspettative, degli obiettivi della persona in quel dato momento. Ad esempio un comportamento definito “aggressivo” può essere considerato in alcuni casi un comportamento assertivo, immaginiamo il “silenzio”, di per sé può essere, a seconda della situazione e del momento un comportamento passivo, aggressivo o assertivo. Pertanto occorre considerare il contesto, al variare di questo, infatti, la persona competente socialmente sa adattare la sua azione e non applica in modo stereotipato l’assertività.
L’aspetto rilevante che ci permette di distinguere le varie modalità è quello della SCELTA, il comportamento assertivo infatti è il risultato di un atto intenzionale ragionato, la persona assertiva sceglie il comportamento, la persona passiva o aggressiva subisce il comportamento, in un certo senso reagisce più che agisce.
Potremmo considerare passività e aggressività come le facce di una stessa medaglia, la persona che possiede solo questa moneta si troverà in una posizione non equilibrata, talvolta agirà in modo aggressivo e talvolta in modo passivo. Immaginiamo una situazione in cui una persona, subisce per molto tempo (come metafora possiamo pensare ad un vaso chiuso con all’interno tutti i “torti” subiti rappresentati da api) ad un certo momento, potrà avere un’esplosione di rabbia (“il vaso è stato aperto”) e la sua risposta non sarà controllata, scelta e si rivelerà esagerata e perdente.
L’assertività può essere anche intesa come una “filosofia” di vita dove la persona mette l’amore per se stessa in primo piano, una sorta di teoria del sano rispetto di sé con la consapevolezza che nessuno può dare all’altro ciò che non ha dentro di sé. Sicuramente può rendere più semplice i rapporti interpersonali facendoci vivere meglio con noi stessi e con gli altri.
Un altro aspetto importante è che, in un certo senso, l’assertività è un bene contagioso, comportandosi in modo assertivo si offre all’altro la possibilità di assumere un atteggiamento analogo. Non si tratta di “dare lezioni di assertività”, non servono le parole ma occorre agire, essere.
La persona assertiva è disposta a mettersi in discussione sia rispetto al contenuto sia al modo con cui comunica, si pone in relazione cooperativa con l’altro non sentendosi attaccato o svilito ma contando su una solida autostima che non viene messa in discussione davanti ad incomprensioni (ad esempio nella lite).
Essere assertivi vuol dire assumersi la responsabilità del proprio agire, significa guardare nel proprio intimo senza timore di conoscere come si è dentro ed allo stesso tempo uscire da modalità di interazione frutto del nostro apprendimento e che si rivelano poco funzionali al raggiungimento dei nostri scopi. Vuol dire non farsi carico quindi di “problemi” comunicazionali o irrazionali degli altri (ad esempio se una persona legge una mia richiesta posta in termini assertivi come comando od imposizione, non è un problema mio).
La modalità di relazione assertiva non ha come obiettivo quello di evitare il conflitto a tutti i costi. Essa ne favorisce la risoluzione positiva, ossia cerca di integrare le posizioni divergenti degli interlocutori in soluzioni che siano per entrambi funzionali al raggiungimento di un obiettivo che soddisfi tutte le parti coinvolte.