La valutazione della necessità dell’addestramento assertivo

È raro che una persona si presenti in terapia chiedendo un training assertivo, infatti non essendo molto pubblicizzato, pochi sanno di che cosa si parla quando parla di assertività, in questo caso spetta al terapeuta considerare l’utilità o meno di un addestramento assertivo.

Tuttavia le persone riportano le loro difficoltà interpersonali, riferiscono ad esempio di provare ansia collegata all’impossibilità di esprimere i  propri sentimenti, le proprie idee in modo soddisfacente e socialmente efficace. Spesso l’ansia  può essere circoscritta ad un particolare ambito o trasformarsi in ansia anticipatoria  così intensa che il soggetto evita totalmente la situazione e questo conduce ad una frustrazione immediata e talvolta alla depressione.

Talvolta il terapeuta si trova davanti a persone che riferiscono difficoltà nell’impegnarsi in scambi significativi ma che non riportano ansia, ma una triste mancanza di abilità; oppure a persone che danno una descrizione verbale del loro comportamento che però si contraddice quando viene loro chiesto di impersonare il ruolo come se si trovasse in quella specifica situazione (recita di un ruolo).

Per riuscire ad diventare abili nel diagnosticare i problemi connessi con l’assertività occorre rinnegare l’idea che le persone sono assertive in generale o inibite in generale. Si tratta della stessa logica che si applica quando si decide di usare la desensibilizzazione sistematica, non si chiede se il cliente è pauroso o privo di timori, ma piuttosto di cosa ha paura e in che grado. In modo analogo dobbiamo chiederci quali sono le situazioni che costituiscono un “problema” per il paziente, le difficoltà infatti vengono affrontate in modo efficace solo quando sono viste come specifiche di una situazione e vengono descritte in modo operativo.

Per conoscere quali sono le abilità da noi possedute e quali invece quelle carenti occorre avere un punto di partenza che permetta di tracciare un possibile percorso verso la crescita e la consapevolezza personale.

L’analisi qualitativa del comportamento può avvenire tramite:

1.Colloquio clinico accurato.

2.Colloquio con osservatori esterni che hanno osservato il nostro comportamento e ci possono fornire un feed-back .

3.Osservazione comportamentale in situazione strutturata o durante il role-play, in questo caso può essere utile videoregistrare la performance e rivederla poi in un secondo tempo.

4.Compiti di auto-osservazione e introspezione.

5.Uso di questionari di autovalutazione.

La maggior parte degli inventari strutturati per la misura delle abilità sociali è stata realizzata negli Stati Uniti o nel Regno Unito e, in genere, non sono tradotti e adattati alla popolazione italiana. In italiano troviamo:

§ la Rathus Assertiveness Schedule (RAS) di J.A. Rathus (1973), la versione italiana è quella curata da Galeazzi. che rileva l’ansia e la competenza sociale e come esse sono percepite ed espresse dal soggetto nell’interazione con gli altri. Tra i limiti sono da segnalare la formulazione degli item che risale agli anni Sessanta e Settanta, la mancata copertura di alcune aree importanti dell’assertività quali l’espressione dei sentimenti e di emozioni positive, l’incerta struttura fattoriale e la difficoltà nel discriminare tra comportamento assertivo e aggressivo.

§ l’Assertion Inventory (AI) di E.D Gambrill e C.A. Richey (1975) che da una valutazione sia del grado di disagio che il comportamento descritto provoca, sia della probabilità di emettere il comportamento in oggetto. In Italia, pur essendo stato tradotto in diverse versioni AI non è mai stato oggetto di un serio studio a carattere psicometrico.

§ la Scale for Interpersonal Behaior SIB di Willem Arrindel (1980), Laura Nota, Ezio Sanavio, Claudio Sica e Salvatore Soresi (2004), il questionario disponibile nella forma intera (50 item) e nella forma ridotta (25 item) fornisce una prima valutazione relativa al grado di disagio associato al comportamento descritto e una seconda valutazione per misurare, indipendentemente dal disagio provato, la probabilità di mettere in atto quello specifico comportamento.

§ la standardizzazione italiana dell’Assertion Inventory (AI)” di E.D Gambrill e C.A. Richey (1975) curata da Antonio Nisi, Ceccarani, Magliaro (1986).

Data l’importanza che l’acquisizione delle abilità sociali riveste per i processi di sviluppo, l’analisi delle capacità ha un ruolo importante sia per i soggetti in età evolutiva che per i soggetti con ritardo mentale sia attraverso il colloquio sia attraverso l’osservazione degli adulti significativi ma anche utilizzando questionari disponibili in italiano:

§ VAS Scheda di Valutazione delle Abilità Sociali di Soresi e Nota (1997 e 2001) che permette di registrare le valutazioni degli insegnanti relativamente alle abilità sociali di soggetti dai 3 ai 14 anni.

§ VAS-ARM Scala di Valutazione delle Abilità Sociali per Adulti con Ritardo Mentale di Soresi e Nota; Marchesini e Nota (2001), permette di raccogliere le valutazioni che gli operatori esprimono a proposito delle abilità sociali di base (valutare, accettare i complimenti, esprimere chiaramente ciò che si desidera, ecc.).

§ Il TRI Test delle relazioni interpersonali di Bracken (1996) consente di valutare in modo rapido e preciso l’adeguatezza delle relazioni interpersonali di ragazzi dai 9 ai 19 anni, evidenziando i loro punti di forza e lati deboli in diversi ambiti distinti (con coetanei, a scuola, in famiglia).

In allegato è riportato un test che, anche se generico, ho riscontrato essere molto utile nel percorso assertivo di gruppo essendo di facile e veloce autosomministrazione.